Mega-quadro Mutante è un progetto attuato presso l’Istituto comprensivo di Solesino (PD) tra ottobre 2018 e gennaio 2019. Nata in seguito alla richiesta di realizzare un laboratorio sul tema dell’autunno con tutti i bambini della scuola, questa iniziativa mira a coinvolgere gli alunni dell’intero istituto in una collaborazione comunitaria che non si concluda in seguito al progetto iniziale, ma che possa continuamente auto-generarsi, avvenendo in diversi momenti dell’anno.

L’essenza della pratica artistica risiede così nell’invenzione di relazioni fra soggetti; ogni opera d’arte sarebbe la proposta di abitare un mondo in comune, e il lavoro di ciascun artista una trama di rapporti col mondo che genererebbe altri rapporti, e così via, all’infinito (Bourriaud, 1998, p.23).

Il laboratorio autunnale si trasforma nel pretesto per allestire lo spazio abitativo, occupando l’atrio spoglio della scuola con un grande pannello decorativo composto dai lavori di tutti gli alunni.

Il valore del progetto deriva da quanto sia gratificante, prima ancora dell’esposizione, l’atto di creare un lavoro di gruppo destinato ad essere dono per un edificio di frequentazione quotidiana. Pertanto, ho cercato un modo per far sì che l’opera non rimanesse statica una volta compiuta, ma rappresentasse l’occasione per iniziare un percorso artistico, destinato a protrarsi nelle stagioni e negli anni successivi. L’intento era quello di creare, quindi, un’opera “disponibile, flessibile, a tendenza infinita” (Bourriaud, 1998, p.48).

Basandosi su questo concetto, si è deciso di costruire una struttura a parete, in grado non solo di ospitare i lavori dei bambini di tutta la scuola, ma anche di poter cambiare il proprio aspetto periodicamente, ospitandone di nuovi al momento necessario, a seconda della stagione, dell’occasione o dei desideri di bambini e insegnanti.
Una volta definito il percorso, è stato realizzato il laboratorio creativo, richiesto dai docenti come completamento del un percorso di lettura LeggiAmo…Di foglia in foglia, di parola in parola, parte della maratona autunnale di lettura Ilvenetolegge 2019, promossa dalla regione del Veneto come percorso didattico per l’infanzia.


Per essere coerente con il carattere del percorso proposto dai docenti, il laboratorio ha assunto le caratteristiche compositive e visive sia del tema del libro, sia del tema dell’autunno.
Il metodo operativo è stato scelto in base al tempo a disposizione, alla reperibilità dei materiali e ad una possibilità realizzativa che fosse indipendente dalle capacità personali del bambino, in modo tale da risultare un’esperienza piacevole per ciascuno. Si è quindi optato per una semplice tecnica di collage, ma con materiali che stimolassero la creatività in sé e per sé ed attraverso gli accostamenti. 
È stato svolto con ogni classe un laboratorio di un’ora, dedicato alla decorazione di una superficie di cartone di formato A4, spessa 4 mm.
Il tempo di lavoro è stato organizzato in due fasi.
Nella prima fase, ad ogni bambino è stato consegnato un foglio di libro, di qualche centimetro maggiore di un A4, sia in altezza che in larghezza. Con colla vinilica diluita e forbici dalla punta arrotondata, ogni bambino ha potuto sperimentare, in modo semplice e veloce, la tecnica artigianale di rivestimento della copertina di un libro: il foglio di libro, una volta tagliati i suoi angoli, è stato incollato sul cartoncino, per poi ripiegarne le parti in eccesso attorno ai bordi del cartoncino, ottenendo così una superficie completamente rivestita su una facciata e su tutti e quattro i bordi di spessore.
La seconda fase, riprendendo il tema dell’autunno, è consistita in un collage di carte veline di colori autunnali: giallo, arancione, rosso e marrone. Per rendere più tematica e più didattica questa tecnica, le veline sono state proposte sotto forma, oltre che di strisce decorative, di foglie di comuni alberi caducifoglia, come l’acero, la quercia, il melo e la vite. Le foglie sono state presentate agli alunni su piccoli vassoi segnati da un’etichetta con il nome dell’albero a cui appartengono. Le veline di varie forme sono poi state incollate da ogni bambino, tramite liberi accostamenti e sovrapposizioni, sulla superficie del proprio cartoncino rivestito con la pagina di libro. Ne è risultata una composizione che, nell’aspetto visivo, ricorda in tutto i temi affrontati dal progetto didattico attuato dall’istituto: le parole delle pagine di libro si intravedono sotto ai sottili veli delle colorate foglie.
I bambini sono apparsi entusiasti in entrambe le fasi del laboratorio, manifestando particolare interesse per la classica tecnica di rivestimento dei libri e per le foglie verosimili, apprezzando, quindi, l’apprendimento di nuove nozioni. Condividendo gli spazi laboratoriali, i piatti di colla vinilica, i pennelli e i materiali, i bambini si sono dimostrati collaborativi. Già nella pratica laboratoriale, dunque, si sono verificati aspetti relazionali non solo con i materiali, ma anche tra compagni.
Struttura Espositiva
In seguito alla realizzazione degli elaborati, si è proceduto con la progettazione della struttura espositiva. Dopo varie ricerche, prendendo in considerazione le necessità, oltre che dell’attuazione del progetto, dell’edificio scolastico, si è optato per la realizzazione di una struttura in legno da installare permanentemente nell’atrio della scuola. L’atrio, infatti, è di grandi dimensioni e si presenta spoglio ed austero, senza invitare all’interazione positiva con lo spazio. La parete maggiore, di 1282 cm di larghezza e 363 cm di altezza, si è dimostrata consona ad accogliere i 208 elaborati ottenuti dalle giornate creative. Per allestirla, è stata progettata una struttura a binari composta da listelli di legno di abete, scelto per essere un materiale maneggevole, resistente e piuttosto economico.L’installazione è composta da 28 listelli, di 3,5 x 2,5 cm di spessore e 180 cm di lunghezza. Ogni listello presenta, su un lato di 2,5 cm, una fessura di 1 cm di profondità e 0,8 cm di ampiezza, e sull’altro lato di 2,5cm, una fessura di 0,5 cm di profondità e 0,8 cm di ampiezza. Posti a una distanza che li rende in grado di ospitare tra le rispettive fessure un foglio di formato A4, i listelli vengono posizionati in sette file da quattro (720 cm) tra loro parallele. I morali sono fissati alla parete dal lato di 3,5 cm e rivolgono verso il basso il lato da 2,5 cm che presenta la fessura più profonda. Si viene a formare, dunque, una struttura di binari tra le cui fessure è possibile inserire e togliere gli elaborati, che, una volta riempita l’intera ossatura, formano, nel complesso, una sorta di grande quadro rettangolare. La fessura più profonda è rivolta verso il basso per evitare la caduta degli elaborati e per poter custodire anche di elaborati di dimensioni leggermente inferiori al formato A4.
La struttura vuota
Una volta realizzata e fissata alla parete la struttura, sono stati inseriti al suo interno, come prima “opera di assemblamento”, gli elaborati autunnali. Dalla composizione complessiva è risultata una grande opera tematica, sfavillante nei colori, che ha reso l’atrio della scuola più luminoso e accogliente.
Nel suo silenzio, l’opera completa invita i bambini ad accorgersi di quanto importante sia, all’interno della società, la collaborazione: durante il laboratorio, sono arrivate da parte di alcuni alunni diverse richieste di portare a casa il proprio lavoro. Una volta spiegato quanto importante fosse che il loro singolo risultato rimanesse alla collettività, il desiderio di tenere per sé il proprio frutto ha lasciato il posto ad una curiosità e ad un senso di gratificazione, dato dal pensiero di donare alla società un contributo personale insostituibile.
A confermare l’importanza di questo dono partecipativo è stato il risultato finale: i bambini, una volta vista l’installazione completata, hanno gioito, pieni di stupore, sia per la nuova brillantezza dell’atrio, sia per la soddisfazione di aver contribuito nella realizzazione di un’opera così grande e di così forte impatto. Per gli alunni non si è trattato solo di sentirsi importanti per la comunità, ma anche di accorgersi di quanto la comunità sia importante per il singolo. Poter constatare, infatti, come anche i propri compagni siano stati parte integrante e necessaria per la costruzione dell’opera, induce alla consapevolezza del valore dei rapporti come determinante nelle nostre vite. Anche l’insegnante, in seguito a una creazione di questo tipo, si può sentire più motivato a valorizzare la propria interazione con gli alunni e con il resto dell’ambiente scolastico. Il compiacimento derivato dalla realizzazione comunitaria, dunque, contribuisce a favorire la fioritura delle relazioni all’interno della comunità stessa. Lo scambio reciproco si verifica di fronte all’opera, tramite commenti e confronti, e nelle successive proposte collaborative per reinventarla.
Sono di seguito riportati alcuni commenti di bambini e docenti, recuperati in seguito ad una breve intervista sul lavoro svolto:


Provo una forte emozione a vedere la parete tutta colorata, e sapere che lì dentro c’è anche il nostro lavoro è veramente bello (classe II).

Ci piacerebbe fare un laboratorio simile anche il prossimo anno, perché siamo in tanti nella scuola e tutti possono fare qualcosa di bello per la scuola (classe II).

Ognuno ha potuto esprimersi a modo suo con gli stessi materiali. Vederli appesi è stato emozionante e mi ha ricordato lo slogan usato a inizio anno:  “unici ma uniti” Classe IV).

I bambini, soprattutto quelli meno capaci, si sentono coinvolti positivamente nel gruppo. Tutti i lavori sono stati esaltati dalla positività del quadro d’insieme (docente).

Oltre a risultare un bellissimo abbellimento per il salone, è anche una struttura che, potendosi rinnovare sempre, dà spazio alla nostra fantasia (docente).
In seguito alla prima produzione e all’appagamento da essa generato, questo sentimento cooperativo ha suscitato, sia nei bambini che negli insegnanti, il desiderio di riproporre e ripartecipare ad attività creative per rinnovare la struttura con il contributo di tutti. Si genera, in questo modo, un sempre crescente senso della comunità, dell’importanza di questa nella vita del singolo, e viceversa. Come sostiene Munari (1977), “Non è l’oggetto che va conservato ma il modo, il metodo progettuale, l’esperienza modificabile pronta a produrre ancora secondo i problemi che si presentano” (p.144).
Dall’esperimento qui riportato risulta evidente come la produzione artistica partecipata, se messa in gioco negli ambienti educativi, possa avere riscontri vantaggiosi per coloro che si trovano in un momento di crescita. L’apprendimento culturale, se accompagnato da attività creative che incoraggino alla relazione, è in grado di arricchire gli individui di quelle consapevolezze sociali che, una volta maturate, sono in grado di determinare l’approccio della persona alla vita nella società. Non si tratta, infine, di un fatto puramente didattico e educativo, ma anche e soprattutto artistico. Infatti,

L’intersoggettività, nel quadro di una teoria “relazionale” dell’arte, non rappresenta soltanto il quadro sociale della ricezione dell’arte, che costituisce il suo “ambiente”, il suo “campo” (Bourdieu), ma diventa l’essenza della pratica artistica” (Bourriaud, 1998, p.24).

Si parla, dunque, della generazione di un comportamento, che nasce dal comportamento dell’artista, ovvero da “quell’insieme di disposizioni e di atti attraverso i quali l’opera acquisisce la propria pertinenza nel presente” (Bourriaud, 1998, p.47).
Questo comportamento, in questo caso, viene trasmesso attraverso lo spazio abitativo, che si rende prossimo a coloro che lo abitano, e attraverso questi ultimi, resi consapevolmente partecipi della loro incidenza nella qualità abitativa comune.

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